29 settembre 2006

Autumn colors


I have been taking advantage of the long hours locked in rental vans or plane cockpits to re-read Fosco Maraini's Ore giapponesi (translated into English with the title Meeting with Japan. A brilliant book, that delves deep into Japanese history, ways and arts, and captures with extraordinary empathy the sense of communion with nature that permeates Japanese culture. Obviously such reading makes me more aware of the extraordinary privilege we have, of travelling through Canada as summer yields to fall, and trees put on their brightest livery before their winter sleep! Each tree is beatiful, and the mountains and forests are like a carnival. The great Japanese poets - Basho himself, certainly - would be the best suited to this grand show.

27 settembre 2006

The Wild Wild West (is not what it used to be)




After a lot of airport hassles, performances, interviews and bad coffee, yesterday we finally enjoyed the luxury of a day off in Banff. We played the Banff Centre on Sunday to a full house and a very warm welcome by the audience and our friend Kurt Bagnell, the Centre director (a true gentleman if there ever was one); but yesterday it was finally time to relax.

Banff is a great place for that: it is a mountain tourist resort where elk and bear roam freely not only the woods, but even the campus grounds (we've met elk, but not bears... no complaints here). We chose to spend our day as you would in the Alberta Rocky Mountains: riding horses on mountain trails. Very good fun, though our sense of adventure was somewhat spoilt when our guide told us that you get fined for keeping any pace faster than walk. The Wild West is not what it used to be!

25 settembre 2006

FIAMMA FUMANA, CARTOLINE DAL VILLAGGIO GLOCALE

Il nostro amico (lui dice "zio") Michele Monina ha appena pubblicato un lungo articolo su di noi sul settimanale Diario. Eccovelo, in versione integrale!

Scena prima, esterno notte, oceano indiano

La prima volta che ho sentito parlare del raggio verde è stato una ventina d’anni fa. Quella che molto tempo dopo sarebbe diventata mia moglie, e che all’epoca era da poco la mia ragazza mi invitò a una rassegna di cinema estivo per vedere un film, credo di Rohmer o di un altro regista francese, che portava appunto per titolo “Il raggio verde”. Un evento che ha seriamente messo in pericolo un rapporto che, nonostante Rohmer, si è poi consolidato, e che ora ci vede sposati e genitori di due figli. Per anni ho quindi evitato (e con me tutte le persone che mi volevano bene) di sentir parlare di raggi verdi. Anche perché la visione di quel film non aveva assolutamente lasciato in me reminiscenze riguardo che diavolo poi fossero, ‘sti benedetti raggi verdi.
Col tempo sono riuscito a superare lo stress emotivo di quella serata al cinema all’aperto, sono diventato uno scrittore e, vai a sapere perché, ho cominciato a occuparmi sempre più spesso di musica e viaggi.
Un destino dotato di un qualche senso dell’umorismo ha fatto sì che ora mi ritrovi ad ascoltare l’ultimo album di una delle rare band italiane che fanno musica etnica (chiamiamola pure world music, va...) mentre ammiro un raggio verde che si affaccia all’orizzonte, sull’oceano indiano oltre la barriera corallina. La voce dei quattro Fiamma Fumana si alterna al canto, e fa una strana sensazione ascoltarli raccontare storie di partigiani lungo le strade d’Appennino, qui, a oltre undici ore di aereo da casa e dall’Appennino di cui sopra. Il mondo, mi appunto sulla mia moleskine mentre cerco di evitare le prime zanzare della sera portatrici di una brutta febbre che tradotta dalla lingua locale in italiano suonerebbe all’incirca “febbre dell’uomo piegato a metà dal dolore”, non è poi così grande.

Scena seconda, esterno giorno, tavolo di un bar di fronte alla Stazione Centrale di Milano

Un ragazzo coi capelli eccessivamente a punta passa di fianco al tavolino del bar all’aperto a cui siamo seduti io e la rossa Jessica, pivara aretina e contitolare del marchio Fiamma Fumana (nome che vince il record mondiale di storpiature, nel più classico Fiamma Fiumana, record già dei Litfiba, ai tempi dell’underground chiamati da tutti, immancabilmente, Liftiba). Entrambi ci chiediamo quanto gel abbia dovuto usare per poter ottenere spuntoni così acuminati, senza arrivare a una risposta attendibile. Poi ci chiediamo anche quanto tempo impiegherà per far tornare i capelli normali, prima di coricarsi a letto, ma anche in questo caso non giungiamo a conclusioni degne di essere riportate nero su bianco. I resti di due piadine al salame cotto e scamorza giacciono inerti su due piattini da the. Anche noi non siamo molto più pieni di vita, un po’ per il caldo torrido, un po’ perché la vita, ultimamente ci ha messo di fronte impegni suppletivi di cui, onestamente, non sentivamo il bisogno. Jessica, in modo particolare, viene da uno stressantissimo tour promozionale che l’ha vista girare come la pallina di un flipper da una parte all’altra dell’Italia, passando dal microfono di una radio privata, al set di un videoclip, alla sala prove dove la band sta mettendo a punto il live che li vedrà, di qui a poco, protagonisti di una turnè che toccherà praticamente tutto il mondo occidentale, con particolare attenzione agli Stati Uniti e al Canada, dove i Fiamma Fumana nutrono di una certa notorietà e del giusto rispetto da parte della critica. Anche l’Italia sta cominciando ad accorgersi di questo strano quartetto, composto dall’aretina Jessica, che oltre delle piva si occupa anche del flauto, del basso, del piano e di quello che capita, dall’emiliano Alberto, ex fondatore dei Modena City Ramblers, addetto alla fisarmonica e alla chitarra acustica, da Medhin, milanese di nascita ma eritrea di seconda generazione, che nei Fiamma Fumana si occupa dell’elettronica e dalla toscana Lisa Kant, new entry, la cantante del gruppo. La loro musica, mix di folk emiliano, elettronica alla Bijork, world music e pop, è balzata agli onori delle cronache per il motivo sbagliato (questa è chiaramente l’opinione di chi scrive), la canzone Prendi l’onda con la collaborazione di Jovanotti è diventata hit radiofonica e jingle di Radio Deejay, con tutto quello che ne consegue (leggi, interessamento da parte degli altri media, con una reazione a cascata che, Dio voglia, di solito porta al successo quello vero). Non ce ne voglia Lorenzo da Cortona, che per altro condivide il featuring su Prendi l’onda con MC Navigator, uno che, per dire, gira intorno agli Asian Dub Foundation, mica scherzi, ma dentro Onda ci sono molti motivi per attirare l’attenzione di critica e pubblico sull’operato dei Fiamma Fumana, altroché Radio Deejay. Basti dire che alla produzione c’è Peter Walsh, già al lavoro negli anni 80 con i Simple Minds, e poi con Peter Gabriel, Scott Walker e tutta una serie di artisti da far accapponare la pelle al Nick Hornby di Alta Fedeltà. E poi, sempre volendo parlare di collaborazione, non di poco conto è quella dei Transglobal Underground, che della scena di cui i Fiamma Fumana fanno parte sono stati punta di diamante in tempi non sospetti. Sia come sia ora Jessica sta seduta di fronte a me, a parlare della strana capigliatura del tipo, uno che non avrebbe sfigurato a Oldham Street, a Manchester, e che invece, con ogni probabilità, sta andando a prendere il treno per tornarsene a casa sua, a Cernusco Lombardone. Il mondo, annoto sul tovagliolino del bar, non è poi così piccolo.

Scena terza, interno notte, sala concerti del Barlfy di Ancona

Lisa Kant riesce in quella che sembra una vera missione impossibile, neanche fosse Tom Cruise, far ballare il pubblico dorico accorso al concerto che i Fiamma Fumana tengono nel capoluogo dorico proprio il giorno di uscita del loro terzo album, Onda, uscito per i tipi della Mescal. Impresa al limite dell’epico non solo per il fatto che, essendo oggi il giorno dell’uscita dell’album, ovviamente nessuno conosce buona parte delle canzoni che formano l’ossatura del concerto, ma anche perché, chi come il sottoscritto è di queste parti ben lo sa, gli anconetani sono abbastanza noti (almeno nella zona) per essere un pubblico ostico, di quelli che danno poche soddisfazioni agli artisti, siano essi rockstar planetarie o band underground. Non a caso, negli ultimi dieci anni, proprio Ancona è stata scelta come location per le prove e la relativa data zero dei tour di praticamente tutti gli artisti italiani, perché da queste parti chi fa musica non ha l’incomodo di avere fan sfegatati tra i piedi durante i preparativi, qui, a dirla tutta, non ti calcola proprio nessuno.
E invece Lisa Kant è riuscita a trascinare tutto il pubblico in una danza pagana tutta beat e nenie che si rifanno alla tradizione popolare italiana, quella emiliana in testa. Io è la prima volta che la vedo cantare, anche se conosco la band ormai da anni. Lisa ha infatti da poco sostituito Fiamma, l’ex cantante uscita dal gruppo. Le due artiste sono piuttosto differenti, e dove l’una appariva fragile ed eterea l’altra appare energica e vitale. Verrebbe quasi da dire “pure troppo”, quando la vedo spingere i miei concittadini ad accompagnare con il battito delle mani l’incedere di una bella versione elettronica di Angiolina. Per il resto, gli altri tre componenti dei Fiamma Fumana tengono il palco come dei veterani, quali poi, per certi versi, sono. Alberto, l’unico uomo del combo, sta sulla destra, con la faccia di chi la sa lunga. La sua fisarmonica, come la sua chitarra, portano un drappo rosso che collega con un filo neanche troppo sottile la sua storia a quella della sua gente, quella dell’Emilia. Jessica, cui proprio Alberto ha regalato la bella definizione di “ragazza dalla bellezza rinascimentale”, sta sulla sinistra, imperiosa. Alle loro spalle si muove sincopata Medhin, in parte nascosta dalla consolle da cui cava fuori i tappeti elettronici delle canzoni. A vederli è facile capire perché all’estero siano oggetti di culto (in Italia ci teniamo stretti Eros Ramazzotti e Ligabue, vai a sapere perché...). Sono assolutamente cool: multietnici, moderni, belli. Sanno mischiare la tradizione alla contemporaneità, la loro musica gioca con un mondo sempre più piccolo (globalizzato) e con una tradizione altrimenti destinata all’estinzione. Sono la vera incarnazione della glocalizzazione (mix tra global e local), con i loro vestiti sintetici e le loro pive emiliane, con i beat di Medhin e le collaborazioni con le Mondine di Novi, con i loro testi che parlano di vita antica e di rave party. Il mondo, annoto sullo spazio appunti del mio cellulare... il mondo è il mondo.

Five Italians on the roam


The start of the tour was pretty intense! After a complicated journey to Chicago, the shows ended up going really well, with great crowds (including a sold out show at the Hothouse). Our friend and On Thursday we were picked up in the middle of the night (4.30 a.m.!) to get back to the airport and we flew to Toronto, where we had never been before. We played Small World Festival, a great event featuring the likes of Natasha Atlas (also at the Chicago World Music Fest) and Ravi Shankar. The crowd was a little puzzled at first (but then Lady Jessica got on stage coming from behind the audience, which she crossed playing the pipes and wearing the traditional tabarro, which is a long black mantle used in Northern Italy until the times of my grandfather, was a pretty unusual view for the people there), but then they got the idea and danced with us to the end of the show. And there were no less than two TV stations covering the show, with interview and highlights from the performance. I am doing more interviews than on any previous US tours, in fact.

Next to Seattle, one of our favorite cities in the US, and the weather was great (as is well known, Fiamma Fumana bring the sun with them). On Friday we had a session and a dance with a bunch of little kids at the Queen Anne Community Center (they had a lot of fun trying out Jessica's pipes), then our friend Pietro Cortesi (he runs a great restaurant with Emilia Romagna cuisine in Seattle, called Osteria della Spiga: check it out if you are around, it is worth it) took us to Ballard for an evening out. On Saturday we played the Seattle Center for Festa Italiana, a big event staged by the Italian community in Seattle. Although FF were probably not what some Italian Americans expected to hear (especially the older generation!) it was a nice encounter with these not-so-distant cousins.

Now we are back to Canada. We flew to Calgary, and now we are driving to Banff, one of our favourite places in North America!

20 settembre 2006

Flight security paranoia

OK, so we are in Chicago and feeling good again after sleeping 9 hours solid. This trip was really long and stressful.

Flying has long become a pretty grim experience, but this was ridiculous. We got into Brussels with an early flight from Milano. We noticed that the "go to gate" sign for our flight to Chicago looked pretty early (two hours and more before departure), but did not think much of it. Then we walked to the gate and it was like this: the concourse was blocked by a kind of checkpoint manned by people (probably Irish rentacops) in AMERICAN Transport Security Airport uniforms. In an European airport! Everyone that had not checked in in Brussels (including of course yours truly) was had to go through another X-ray check (the last one had been like 50 meters from there, in the same airport), and some of their hand luggage (including my guitar) had to be checked in.

Having done that, we had to go through ANOTHER questioning of "have you packed your luggage yourself, sir?" (no, you moron, my butler did it for me, what did you think?). This was taking really long, and an American gent ahead of me complained to a Belgian hostess: he said that he was keeping each passenger for like five minutes, which multiplied by the number of passengers in a 747 meant the plane was going to leave 2 hours late. The hostess said no problem, when more people came the process would speed up and there would be no delay. So I broke in and asked "What this means is that he's got time before the flight needs to go and he needs to look like he's actually doing something for his wage, so he'll waste the time of the early comers, then speed through the rest, right?" and she made a face like she had swallowed somethiong cold and slimy and said she was sorry.

In time we managed to convince a really rude black lady with incomprehensible English that yes, this was our hand luggage and we had packed it ourselves and no one had tampered with it. Well, no one except airport security, and frankly I do not trust them too much, they might be infiltrated, you know what I mean. Then they let us give our boarding passes to the gate. Then they called us for actual boarding and the same guys asked us AGAIN if that was our luggage and anything weird had happened with it. This is five meters from the earlier questioning, and perhaps 20 from the TSA checkpoint. An industry built on paranoia - and consequently a paranoia lobby - is born. These clowns do not make me feel any safer. Quite the contrary.

Anyway, we landed in O'Hare, got admitted by immigration, cleared customs, showed our passports a million times, were questioned some more and now we are here. I'll stop this now and go to sound check. The show is about to begin!

16 settembre 2006

On the (National Public) Radio

So, Chris Nickson loves us... and viceversa. Omnium's Drew Miller was really excited about Onda's review on NPR.... check it out HERE.

I should worry about packing up for the tour instead of checking reviews. I have not even started yet!

Tutto pronto (forse)

OK, ci siamo quasi. I passaporti sono arrivati tutti!!
Drew Miller (Omnium) e Steve Heath (SRO) stanno mettendo in ordine gli ultimi dettagli per noi: spedizioni dei cd ai venue, noleggio furgoni, organizzazione interviste etc...
Medhin sta scrivendo i tour book con tutte le informazioni utili mentre io preparo già la valigia visto che domani dovrò essere a Milano...lo scorso tour ho deciso di partire da Roma per essere più comoda ma mi hanno perso la valigia per una coincidenza troppo stretta a Prigi e ho passato i primi 10 giorni del tour indossando i vestiti dei miei compagni d'avventura. Grrr! Stavolta partiamo tutti insieme.

...sto mettendo in valigia gli scacchi magnetici ma Alberto non vuol giocare più con me (perché ho iniziato a vincere! ah!ah!) chissà se William e Roberta si lasceranno sfidare...

13 settembre 2006

Roberta e William

Ecco i nostri due nuovi acquisti sul palco dei Fiamma: Roberta in rosso-portafortuna e William Geroli, sound engineer di Radio Popolare che prenderà il posto di Filippo "Pippo" Stanzani per il tour in nord america. Pippo non ci abbandona ma resta in zona casa con la moglie Ylenia, il suo pancione( :-) che bello tanti auguri!!) e Nina, il cane.

09 settembre 2006

Tutti promossi!

Alla fine i nostri visti sono stati tutti approvati... ma che fatica! Manca ancora Lady Jessica, che dipende dal consolato di Firenze e ha l'appuntamento martedì, ma lei è una veterana e non dovrebbe avere problemi.

Adesso rimane l'ultimo brivido: aprire la cassetta delle lettere ogni mattina per vedere se è arrivato il passaporto. Speriamo che arrivino entro la prossima settimana, altrimenti non possiamo partire!!!!!

07 settembre 2006

Tutti a colloquio...

Domani mattina di buon'ora per tutti i milanesi è previsto il colloquio al consolato americano.
Si cercherà di dimostrare che finito il tour oltre oceano torneremo in patria...certo che torneremo in Italia! Con un Settembre di sole come questo e le mille cose nuove da fare certo che si torna! Abbiamo anche un concerto ad Arezzo il 14 Ottobre. Imperdibile per la nostra aretina D.O.C.!

Prove....

Finalmente è arrivato il momento di vedersi in sala prove per un ripasso generale in vista dei concerti di Bologna e americani. Naturalmente per noi è solo un ripasso, mentre per la povera Roberta è un debutto assoluto. Si è dovuta imparare 20 pezzi a memoria... comunque è brava (questo lo sapevamo già) e anche allegra e solare (questa, invece, è stata una piacevole sorpresa).